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Anna Carulli a ThinkinGreen 2025 – Verso una decarbonizzazione identitaria dell’architettura


In occasione di ThinkinGreen 2025 – Il Salotto dell’Economia Sostenibile tenutosi tra Messina e Taormina, l’Architetto Anna Carulli, Presidente dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, ha rilasciato un’intervista che si configura come un’autentica dichiarazione di intenti per un nuovo paradigma progettuale. Le sue parole tracciano un percorso chiaro e profondo verso una transizione ecologica dell’architettura, non ridotta a slogan ambientali, ma integrata con il senso dei luoghi, le identità culturali e le dinamiche sociali.

Al centro del suo pensiero emerge il concetto di “decarbonizzazione identitaria”, una visione in cui la riduzione delle emissioni non passa solo per l’adozione di tecnologie green, ma per una ridefinizione del rapporto tra l’uomo e l’ambiente costruito. L’architettura non può più essere considerata come un semplice insieme di edifici, ma deve tornare a essere organismo vivente, capace di respirare, regolare microclimi, accogliere la biodiversità, creare spazi di benessere e generare coesione sociale.

Particolarmente significativi sono i riferimenti all’uso di materiali naturali locali, come la canapa industriale, che offre straordinarie performance termiche, strutturali e di carbonizzazione negativa. Carulli richiama un sapere antico, quasi “vernacolare”, che oggi torna ad avere una valenza strategica grazie alla ricerca scientifica e all’innovazione tecnologica. Non è un ritorno nostalgico alla tradizione, ma una reinterpretazione colta e contemporanea del costruire.

Un altro punto nodale dell’intervento riguarda le comunità energetiche e la necessità di una progettazione territoriale sistemica. La sostenibilità, secondo Carulli, non può essere delegata alla somma di soluzioni tecnologiche isolate: va pensata come ecologia integrale, in cui gli aspetti energetici, climatici, economici e culturali si intrecciano in una visione olistica. Il progetto diventa così uno strumento politico nel senso più nobile: capace di attivare relazioni, creare partecipazione e restituire dignità ai luoghi.

Molto forte anche il messaggio sul valore del paesaggio come bene comune. L’Architetto Carulli propone una lettura del paesaggio non come cartolina da proteggere, ma come sistema vivente da abitare, da trasformare responsabilmente attraverso un dialogo costante tra natura e cultura. Questo approccio restituisce centralità al Mediterraneo come luogo di sperimentazione, crocevia di civiltà e laboratorio di nuove forme di abitare.

In sintesi, l’intervista è un invito a ripensare radicalmente le categorie del progetto: non più solo funzione, estetica e tecnica, ma anche etica, memoria, emozione e responsabilità. Carulli si muove con disinvoltura tra filosofia, scienza, esperienza professionale e visione politica, offrendo un contributo di alto profilo, ma mai autoreferenziale. La sua è una voce necessaria nel dibattito contemporaneo sull’architettura e sulla transizione ecologica, perché fonde rigore e umanità, conoscenza e passione.

Un messaggio chiaro a professionisti, istituzioni e cittadini: il futuro dell’architettura è già iniziato, ma non potrà realizzarsi senza una trasformazione profonda del nostro sguardo. Come ha ricordato Carulli: “Sostenibilità significa anche saper riconoscere i valori invisibili dei luoghi e delle persone che li abitano.” 


Qui l'intervista completa dell'Arch. Piero Luigi Carcerano all'Arch. Anna Carulli


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