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Ergonomia: significato e applicazione nel settore nautico



La parola "ergonomia" proviene dal greco, per la precisione da “ergon”, lavoro, azione, e da “nomos” legge, governo, principio direttivo. Nella sua origine etimologica ergonomia significa dunque "legge del lavoro" o "principio direttivo per effettuare un lavoro". Essa serve ad indicare lo studio dell'adattamento dell'ambiente all'uomo.

Più che una scienza l'ergonomia è dunque l'applicazione di diverse scienze volte a studiare, progettare, creare le cose di cui l'uomo ha bisogno per il suo benessere, diminuendone la fatica, agevolandone il lavoro e la produttività.

Obiettivo dell'ergonomia è accrescere il benessere dell'uomo e la performance complessiva del sistema attraverso l’ottimizzazione della compatibilità uomo-sistema. L'esame progettuale dell'interazione omosistema include fattori fisici, cognitivi, sociali, organizzativi e ambientali.

Si assiste ad un sempre maggiore coinvolgimento dell’ergonomia non solo nell’analisi ma anche nella progettazione di una grande varietà di prodotti: edifici, macchine, sistemi informatici, mobili, oggetti di uso comune; ovvero allo studio della qualità dell’interazione tra le persone, le azioni che fanno, gli oggetti che usano e gli ambienti in cui vivono (che si tratti di lavoro, viaggio, riposo o gioco) garantendo che persone e tecnologia lavorino in completa armonia. 

L’applicazione dell’ergonomia nella progettazione di prodotti d’arredo è un fattore importante che si ripercuote sulla salute complessiva, la sicurezza e il benessere degli individui. 

Foto: pixabay 



La progettazione ergonomica deve tener conto dei seguenti fattori:

- Dimensioni dei mobili adatte alle dimensioni della popolazione di utilizzatori previsti; 

- Benessere, sicurezza e comfort degli utilizzatori; 

- Produttività ed efficienza degli utilizzatori nello svolgimento dei loro compiti; 

- Mobili che soddisfano le necessità del compito / lavoro che gli utenti devono svolgere; 

- Garantire la libera interazione tra l’utente e l’apparecchiatura (compresi i mobili); 

- Il tempo trascorso sul luogo di lavoro (per esempio il tempo trascorso seduti o in piedi);

- Corrispondenza tra le forze necessarie per utilizzare qualsiasi apparecchiatura (compreso l’arredo) e la capacità della popolazione di utilizzatori previsti;

- Sicurezza dell’arredamento che non dev’essere fonte di rischio di lesioni durante l’uso previsto;

- Azionamento involontario delle regolazioni e sue conseguenze; 

- Prevedibile uso improprio dei mobili e sue conseguenze; 

- Garantire mobili in grado di ospitare dispositivi IT (schermi, CPU, bracci per il monitor) in modo sicuro; 

- Capacità degli utenti di muoversi liberamente sul loro posto di lavoro e capacità di adottare una serie di posture comode e dinamiche senza essere limitati dall’arredamento; 


Di seguito sono riportati alcuni punti chiave per assicurare che i prodotti siano ergonomicamente eccellenti.

1) Il prodotto d’arredo dovrebbe andare bene al suo utente, permettergli il movimento e incoraggiarne la postura corretta;
2) Il prodotto d’arredo dovrebbe essere adattabile (a seconda del compito e della sua collocazione nell’ambiente d’uso);
3) L’arredo dovrebbe essere durevole e incoraggiare sentimenti di appartenenza (l’acquisto di prodotti di buona qualità);
4) Dovrebbe essere amico e responsabile nei confronti dell’ambiente;
5) Non dovrebbe essere causa di distrazioni;
6) Dovrebbe far sentire l’utente sicuro e protetto;
7) Dovrebbe essere semplice e facile da usare.


Yacht Staging
Foto: pixabay 


La storia ci insegna che è l’uomo a definire e caratterizzare lo spazio ed il progettista deve confrontarsi con il dinamismo della fisionomia umana, nei movimenti, e nelle dimensioni, scala di riferimento a prescindere da qualsiasi contesto, perché le funzioni sono le stesse nell’ambiente terrestre come in quello marino, anche se in quest’ultimo bisogna rapportarsi non più con uno spazio statico ma con un oggetto dinamico, flessibile e adattabile all’imprevedibilità del mare.
Nel campo nautico l’attenzione dovrà essere maggiore, perché vincolata a uno standard dimensionale più complesso, condizionato dall’appartenenza a un rigido involucro di riferimento in cui è il millimetro a far da padrone. Il progettista deve analizzare, misurare, valutare e comporre lo spazio abitativo basandosi su una ricerca plastica e formale votata a un principio di semplicità compositiva: l’astuta essenzialità del segno determina la sua semplicità d’uso. 

È necessario sottolineare che non è possibile considerare l’uomo medio come canone antropometrico universale, è invece una realtà tangibile il fenomeno che vede confrontarsi diversi canoni dimensionali di riferimento: sostanzialmente possiamo distinguere l’uomo europeo, l’uomo americano, l’uomo giapponese, ma ci sono anche da considerare le differenze tra uomo ed uomo della stessa specie.
Per cercare di unificare classi di individui analoghi, gli studi antropometrici hanno creato un criterio di giudizio, chiamato percentile, in base al quale è possibile porre a confronto diversi campioni di una stessa specie, qualificandoli in base ad una scala di 99 unità. L’applicazione del percentile permette di quantificare le misure in funzione del loro utilizzo: in un ambiente ridotto, come la cabina di un’imbarcazione, l’altezza utile interna andrà dimensionata in funzione di un percentile piuttosto elevato mentre l’altezza di un ripiano a paratia andrà calibrata su un percentile di grado minimo. Un altro aspetto da tenere in considerazione è sicuramente la differenza volumetrica delle persone in funzione del genere.

Anche in ambito nautico si comincia a considerare l’emancipazione del navigatore diversamente abile. Si cerca di creare autonomia e sicurezza per il disabile a bordo senza bisogno di personale assistente. 

Nella progettazione di un arredo per un’imbarcazione, di qualsiasi tipologia di natante si tratti, non si può non considerare l’elemento chiusura che permetta di evitare la caduta di oggetti durante la navigazione e l’eliminazione di qualsiasi spigolo vivo, pericoloso per l’incolumità dei passeggeri in qualsiasi fase della vita di bordo. 

Foto: pixabay 


Lo studio dell’ergonomia sono le fondamenta da cui il disegnatore di interni parte per ottenere un prodotto bello, sicuro ma soprattutto fruibile e funzionale. 

Una delle zone critiche di una barca a vela è rappresentata dal dislivello tra la tuga e i passavanti. Una tuga alta comporta notevoli rischi nelle fasi di salita e discesa, specie a barca inclinata.

- I vetri frontali sono senz’altro utili per la luminosità degli interni, ma non altrettanto per la completa agibilità della tuga.

- La cuccetta a murata, sempre più diffusa, risulta molto più scomoda di quanto appare, poiché l’individuo posto all’interno è costretto per scendere a scavalcare o addirittura a far alzare l’individuo posto internamente.

- Le doghe al posto del solito pannello permettono di risparmiare peso e soprattutto aumentano il confort di utilizzo.

- Un impianto ordinato e facilmente accessibile risulta essere il migliore, in quanto i pannelli incernierati consentono ispezioni rapide anche in mare.

- Un quadro leggibile deve avere scritte e simboli in linea con gli interruttori, spie di accensione e schema luci e impianti, le utenze vanno raggruppate per tipo.

- Il frigo a pozzetto mantiene meglio il freddo e di conseguenza riduce i consumi. L’utilizzo di pistoncini sui portelli, al posto delle molle, rende l’apertura più sicura.


Isabella Adduci, Interior Designer 



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